Felice Baratelli e “La Stecca” di Como: il bene che unisce una città

Como ha un cuore che batte da sessantacinque anni con lo stesso ritmo: quello della solidarietà, dell’amicizia e dell’appartenenza. Un cuore che ha preso forma nel 1959 grazie a Felice Baratelli, imprenditore tessile e granatiere, uomo d’altri tempi con un’intuizione semplice e potente: trasformare il traguardo dei cinquant’anni in un’occasione per ritrovarsi, riconoscersi e fare del bene.
La chiamò La Stecca, ispirandosi a un oggetto militare carico di simbolismo: una tavoletta di legno usata dai soldati per lucidare i bottoni senza macchiare la divisa, che a fine leva veniva firmata dai commilitoni come ricordo di un legame. Baratelli prese quel gesto e lo elevò a rito civile. In occasione del suo cinquantesimo compleanno, organizzò una cena per tutti i coetanei comaschi, con una regola non scritta ma chiarissima: chi poteva, pagava anche per chi era in difficoltà. Non un gesto caritatevole, ma un segno di fratellanza.
Da quel momento, ogni anno a Como nasce una nuova “classe” di cinquant’anni. Si sceglie un motto, un logo, e si partecipa a quello che è, a tutti gli effetti, un percorso di investitura simbolica. Il passaggio della stecca non è una semplice cerimonia: è un rito laico e comunitario scandito da tappe dense di significato. Si comincia con la visita alla tomba di Baratelli a Menaggio e alla Cappella dell’Angelo Bianco al Cimitero Monumentale, un momento di raccoglimento che lega passato e presente. Segue una Messa solenne – solitamente in Duomo – a cui si partecipa in sfilata, attraversando il centro città con il Labaro dell’associazione. Solo allora si arriva al momento culminante: il passaggio ufficiale della Stecca da una classe all’altra, che suggella il legame tra generazioni e rinnova la missione comune. A concludere la giornata, una serata conviviale aperta, vera celebrazione del cameratismo che tiene viva l’associazione.
Nel 1974, La Stecca si è aperta anche alle donne. Da allora, figure come Liliana Ratti, Silvia Baratelli (figlia del fondatore) e Mary Cereghini Boggia – le cosiddette «Rose d’Oro» – hanno portato nuova energia e visione all’associazione. Sotto la loro spinta, sono nati progetti come il giardino delle rose al Museo Casartelli, la vetrata del Duomo, la riqualificazione dei giardini in via Vittorio Emanuele e molte altre iniziative concrete.
Nel 2019, La Stecca ha ricevuto l’Abbondino d’Oro per i suoi sessant’anni, suggellando così un cammino che ha saputo restare fedele alle proprie radici rinnovandosi nel tempo. In quell’occasione, è stata donata anche una casetta dei libri alla città, posizionata nella piazzetta intitolata a Baratelli, a due passi da Villa Geno: un luogo che racconta con semplicità lo spirito del fondatore.
Dal 1980 a oggi, 39 realtà sono state premiate con il «Premio Stecca città di Como», molte delle quali successivamente insignite anche dell’Abbondino. Nel 2024, in occasione del 65° anniversario, La Stecca ha promosso eventi pubblici come «Unisciti a noi» in Piazza Duomo e ha sostenuto il progetto «RiapriAmo la Balconata» del Cinema Astra, segno che la sua vitalità è tutt’altro che spenta.
Felice Baratelli, ricordato affettuosamente come il «Presidentissimo», ha lasciato qualcosa di più di una tradizione: ha dato a Como un esempio concreto di cittadinanza attiva, dove il rispetto, la gentilezza e la condivisione non sono valori astratti, ma pratiche quotidiane. «Una comunità di cuori e di anime», l’ha definita il Vescovo Alessandro Maggiolini.
E davvero La Stecca è questo: un patto tra generazioni che si rinnova ogni anno nel nome del bene comune.
«La Stecca è un’isola felice, dove ancora convivono gentilezza, rispetto, il piacere di stare insieme, l’ascolto» ha detto Liliana Ratti. In un tempo in cui tutti parlano, spesso senza ascoltare, questo è forse il lascito più importante di Baratelli: aver dimostrato che il bene – fatto per il bene – può tenere unita una comunità. E renderla, ogni giorno, un po’ più bella.